IL PERCHE' DEL NOME
Il 29 aprile 1597 l'arcivescovo di Pisa Carlo Antonio dal Pozzo ispeziò la chiesa di Santo Stefano di Castelnuovo, dove officiava il prete Girolamo Cerri da Gragnola, nominato cappellano di quella chiesa dai governanti della Misericordia di Pisa. Il prete Girolamo aveva anche la cura delle anime di due paesi: Castelnuovo e Castelvecchio, oggi nel comune di Rosignano Marittimo. Fra le varie risposte al questionario allora in uso in casi simili, troviamo anche la seguente dichiarazione fatta dal prete Girolamo con relative disposizioni emanate dall'arcivescovo:
"[Il prete] ha 120 anime da comunicare et dice che tutti si sono confessati et comunicati, eccepto Donnino di Bastiano da Colognole et dice che gli ha prohibito l'ingresso della chiesa. Et fu comandato al prete che trovi detto Donnino et li dia tempo per tutta l'ottava di pentecoste a confessarsi et comunicarsi altrimenti si manderà il bargello per esso, et glie ne dia avviso quando non si confessi e comunichi."
In tutti i resoconti delle visite antecedenti e contemporanei, non troviamo niente di simile. E' un avvenimento inaudito e agli occhi del prelato gravissimo. Evidentemente non si tratta di qualcuno che non è potuto andare in chiesa per qualche impedimento (viaggi, guerre, prigionia, malattia ...) si tratta di qualcuno che rifiuta di andare in chiesa e prendere i dovuti sacramenti. Perché? Nel testo non si fa accenno a motivazioni di sorta. Poteva essere un ateo ante litteram, un apostata passato a chissà quale religione o più facilmente un convertito al protestantesimo. In ogni caso, contro il provvedimento preso dal prete, cioè proibire al reprobo l'accesso in chiesa, la minaccia del pio arcivescovo è di una estrema ferocia: segnalare il caso al bargello, evidentemente come sospetto eretico o apostata; in entrambi i casi l'indagine, con inevitabile uso di tortura, già di per sé era terribile e alla fine, se non avesse abiurato e accusato i suoi complici, il reo sarebbe stato ucciso, probabilmente bruciato vivo.
Cosa fece Donnino di Bastiano? Abbozzò e andò a fare la comunione oppure fuggì oppure ancora affrontò coraggiosamente il processo, la tortura e la morte?
Non ne sappiamo assolutamente nulla. Ma per il solo fatto di essere stato nominato come oggetto di una repressione così capillare e violenta, abbiamo deciso di assumerlo a simbolo delle esigenze di libertà fisica e mentale che la città di Livorno sembra aver espresso fin da quei tempi.
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